11/09/2023

Don Franco Strazzabosco

OMELIA

Don Franco Strazzabosco

(16.02.1936 – 07.09.2023)

Mogliano Veneto, 11 settembre 2023

Col 1,9-14  Sal 97  Lc 5,1-11

(letture del giorno della salita al Cielo)


 

Introduzione all’omelia

Al temine dell’omelia per don Sandro Vanzin (3 dicembre 2022), don Franco mi disse: Grazie per l’omelia, andava bene, ma per me falla un po’ più corta. Caro don Franco, vediamo se ci riesco.

 

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La vocazione, il sacerdozio, è una chiamata libera da parte di Dio. E noi abbiamo risposto a questa chiamata. Ma non è tanto il rispondere iniziale a questa chiamata quello che conta, quanto il giungere alla fine. Non è chi parte in una gara che riceve il premio, ma colui che arriva al traguardo. Così ha condiviso don Franco nel ringraziamento fatto al termine della sua Prima Messa, nel luglio del 1963. Oggi queste parole hanno un sapore particolare perché don Franco è giunto al traguardo di una corsa iniziata con il suo alla chiamata di Cristo, alla vita salesiana. Quello stesso giorno disse: Ho timore innanzitutto per l’indegnità mia personale e timore per la fragilità che essa rappresenta. Sono sempre attuali le parole di San Paolo: “noi portiamo i nostri tesori in vasi di creta”. A queste parole fa eco quanto Pietro disse al Maestro. Si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Don Franco aveva coscienza d’essere un uomo in cammino, un uomo in ricerca della verità, un uomo incompiuto e proprio per questo era assetato di amicizia, di amore, di bellezza. Lo scrive lui stesso nelle righe che ha voluto fossero inserite nell’epigrafe (e che qui cito solo in parte) dichiarandosi così perennemente in viaggio in cerca di una meta: Ho cercato l’amore ma non l’ho incontrato / Ho cercato la bellezza ma mi è sfiorita tra le mani / Ho cercato le cose di questo mondo ma hanno lasciato solo l’amaro della loro fragilità.

A conferma di questo così racconta un confratello: Spesse volte, Franco scendeva in refettorio con delle domande. Alcune volte erano domande di cultura, poco importanti forse dal punto di vista esistenziale o spirituale. Altre volte invece, poneva questioni - legate spesso al Vangelo della domenica e a cosa avremmo detto nell’omelia - che nascondevano drammi veri e propri. Molte delle sue domande erano momenti del suo itinerario di discepolo. Era il suo modo per conoscere e per vivere quanto San Paolo scrive rivolgendosi ai Colossési: abbiate piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio. La conoscenza non è fine a sé stessa, a nulla serve se si limita ad essere un vezzo accademico, ma è la via per fare in modo di piacere a Dio e di portare frutto. La scuola salesiana, in cui don Franco ha lavorato per tanti anni, ha proprio lo scopo di formare una coscienza credente capace abitare attivamente la realtà. A tal proposito così scrive un ex allievo ricordando gli anni di presidenza di don Franco: Dopo tanti anni volevo ringraziare Dio per il dono dei salesiani alla Chiesa. L’opera che portate avanti è bella e importantissima perché educa i giovani dando con una prospettiva molto più grande della sola formazione intellettuale. Siamo stati formati come uomini e soprattutto come cristiani.

Franco Strazzabosco nasce a Zugliano (provincia di VI - diocesi di Padova), il 16 febbraio 1936 da papà Attilio, impiegato comunale, e mamma Agnese Fantinato. La famiglia, di modeste condizioni, accoglierà anche un fratello e una sorella. Frequenta le scuole elementari in paese. Per la classe V è inviato a Castello di Godego, ma poco dopo rientra per problemi di salute. Viene iscritto come esterno al Collegio Vescovile di Thiene e frequenta le prime due classi delle Medie (1947-49). Troviamo poi Franco nell’Aspirantato di Trento, dove conclude la Scuola Media e il Ginnasio. L’ambiente, l’esempio degli altri giovani, il rapporto con i superiori, fanno scattare nel giovane Franco il desiderio di entrare a far parte della Congregazione Salesiana. Farà l’anno di Noviziato ad Albarè di Costermano (VR) e diventerà salesiano il 16 agosto 1953. Don Franco, come dirà poi del ringraziamento della sua Prima Messa, sapeva che ogni vocazione è una scelta libera da parte di Dio. È lui che chiama: non siamo noi a scegliere. Noi rispondiamo, noi aderiamo al suo invito.

Seguono gli anni degli studi liceali e filosofici a Nave (1953-56) e il periodo del tirocinio pratico prima a Monteortone (1956-57) e successivamente a Tolmezzo (1957-59). Visti i buoni risultati conseguiti durante il Liceo in matematica e nelle materie scientifiche, il chierico Strazzabosco è invitato dall’ispettore a iscriversi alla facoltà di matematica a Padova. In seguito frequenterà il corso di studi teologici a Monteortone (1959-63) e sarà ordinato sacerdote il 29 giugno 1963 nel vicino Santuario. Il giorno della sua Prima Messa così disse nel ringraziamento finale: Innanzitutto un sentimento di gioia. Di fronte a un dono non c’è posto per la tristezza. Di fronte alla realtà nuova che è venuta a verificarsi in me con l’ordinazione Sacerdotale, non possono non nascere sentimenti di gioia. E quale più grande realtà di quella di essere distributori di Grazia, strumenti della redenzione? E quindi quale gioia più grande?

In seguito l’obbedienza lo destina all’Istituto Coletti di Venezia (1963-71) e porta a termine gli studi universitari. Inizia quindi la lunga stagione dell’insegnamento che occuperà gran parte della vita salesiana di don Franco, dapprima a Venezia e successivamente all’Astori di Mogliano V.to dove arrivò il 30 settembre del 1971. Oltre ad essere insegnante, per vari anni ricoprì l’incarico di Preside, per un tempo anche al San Marco di Mestre (1993-94). Ha vissuto il ministero pastorale qui in zona, in particolare alle Grazie dalle suore Francescane di Cristo Re.

Quando le forze e l’età obbligheranno don Franco a lasciare la scuola, non mancherà, fino quasi alla fine, di essere presente in cortile, di mantenere buone relazioni con insegnanti ed ex-allievi, spesso genitori a loro volta di ragazzi dell’Astori. A tal proposito così lo ricorda una insegnante: Se penso alla mia personale esperienza credo di poter definire don Franco, a ragione, come “la colonna dell’accoglienza”: il suo attendere ed accogliere all’esterno dell’ingresso principale, tutti i giorni per tanti anni, sempre di buon mattino – fino all’ultimo giorno di scuola del giugno scorso – tante famiglie, allievi, insegnanti, tanti volti amici… questo suo stare sulla soglia di Casa, all’alba di ogni giornata scolastica, è stato qualcosa di singolare e impareggiabile. Nel Vangelo abbiamo ascoltato che Gesù dice a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». In questi ultimi anni, più di prima, l’accoglienza era diventata per don Franco il luogo in cui gettare le reti, il modo per incontrare i ragazzi e i giovani e far cogliere loro la dimensione di casa dell’opera salesiana. Lo faceva in modo semplice stando seduto, con qualsiasi tempo, su uno dei paracarri davanti alla portineria. Nella vita salesiana si può essere «pescatore di uomini» in molti modi, ma questi non possono prescindere dal contatto personale, dall’interesse al singolo, da quella conoscenza che avviene nella quotidianità e nell’informalità. Don Franco lo sapeva e varie testimonianze arrivate lo confermano. Così scrive una ex alunna ora insegnante: Don Franco era un pastore che sapeva prendersi cura dei suoi allievi, che aveva attenzioni per tutti. Sapeva cogliere l’umore di chi gli passava accanto e, quando leggeva negli occhi la tristezza o le difficoltà, offriva il suo supporto. Era un uomo concreto, a volte un po’ ruvido, ma capace di grande profondità

Dietro ad un carattere talvolta impegnativo, piuttosto burbero, come lui stesso diceva di sé, e anche un po’ brontolone, si nascondeva un uomo capace di contatto e di humor, desideroso di incontrare le persone, di stare con i confratelli. Racconta, uno dei tanti Direttori dell’Astori, che sapeva voler bene ai confratelli e anche al suo direttore, e un altro confratello ha condiviso che don Franco ringraziava ripetutamente fino alla noia per ogni piccolo favore che gli facevo. A conferma del suo desiderio di confrontarsi con i confratelli, così scrive uno di loro: mi apriva il cuore e mi mostrava spazi di ricerca insoliti, profondi, pressanti, domande sulla sua fede, dubbi e il sincero anelito di trovare risposte, chiedendole indirettamente - e a suo modo - ai confratelli

In don Franco, da molti chiamato Francone, era presente e viva la preoccupazione educativa tanto che ne troviamo traccia in modo esplicito anche nel ringraziamento che fece al termine della sua Prima Messa. Così disse nel luglio del ‘63: Ricordatevi, cari genitori che mi ascoltate: i figli avranno sempre un qualche cosa di tutto quello che c’è in voi. Se in voi c’è amore, ci sarà anche nei figli. Se in voi c’è sacrificio, ci sarà anche nei figli. Se in voi c’è discordia, i figli cresceranno con un qualche cosa che non va. E anche se questa discordia è apparentemente sconosciuta ai figli, ricordatevi che essi l’assimilano anche senza saperlo

Il “Il Festival dei talenti”, istituito da don Franco in occasione della Festa di don Bosco, era un modo per valorizzare le capacità di tutti e per mettersi in ascolto del mondo dei giovani. Diceva: È proprio un mondo il nostro dove tutti sentono e pochi sanno ascoltare. Anche il modo meticoloso e appassionato con sui curava l’annuario dell’Astori testimonia una attenzione personale a ciascun giovane.

Nel giorno in cui è mancato, così riportava la lettura di san Paolo apostolo ai Colossési: Ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce. Nella fede crediamo che tutti noi siamo chiamati a tale sorte, a condividere la vita dei santi, a stare nella luce di Dio. Don Franco ci teneva a tale sorte e negli ultimi giorni si è preparato bene all’incontro con Dio, anche ringraziando sempre tutti e chiedendo scusa. Ci teneva a sperimentare la misericordia di Dio, come troviamo scritto nella immaginetta della sua ordinazione sacerdotale: Unico mio merito la tua misericordia, o Signore. Ha affrontato la vecchiaia con tante domande spirituali fondamentali sul suo essere credente e sulla sua fede, un atteggiamento che rimaneva in ombra per il suo modo brusco di porsi, una modalità che non sempre permetteva di cogliere gli intenti profondi del suo animo. Un confratello testimonia: Amava intensamente l’Eucarestia. Mi esprimeva il desiderio che celebrassimo nella sua stanza dove si trovava. Vedendo la sua situazione fisica, gli dicevo che lui non poteva resistere almeno 20 minuti. Ma lui ha insistito che si poteva fare una cosa breve, pur di poter concelebrare.

Negli ultimi giorni così ha detto ad un confratello: Ricordatemi sempre al Signore. Sono stato un po’ burbero e duro ma ho voluto sempre bene a tutti all’Astori, ai confratelli, e a tutti quelli che il Signore mi ha posto davanti. Ho voluto bene a modo mio cioè nel mio modo

Caro don Franco, il Signore ti doni di partecipare alla sorte dei santi nella luce.

 

A cura di don Igino Biffi