02/02/2023

don Luigi Boscaini

OMELIA Don Luigi Boscaini (12.03.1920 – 29.01.2023) Lugagnano, 2 febbraio 2023 Ml 3,1-4 Sal 23 Eb 2,14-18 Lc 2,22-40 Credo che sia una delicatezza del Cielo se ci troviamo a salutare don Luigi Boscaini in questo giorno in cui la Chiesa, in occasione della festa della Presentazione di Gesù al Tempio, celebra la Giornata della Vita Consacrata, una vita scelta da uomini e donne che desiderano imitare Gesù nei suoi tratti caratteristici: la castità, la povertà e l’obbedienza. Così scrisse don Luigi, il 21 giugno 1937, nella sua domanda per chiedere di divenire salesiano e abbracciare, quindi, la vita consacrata: Sebbene non sono del tutto preparato, tuttavia sono deciso di legarmi al Signore con voti per poter meglio progredire nella via della virtù e della perfezione. Per questo prego l’Ausiliatrice nostra e Don Bosco Santo affinché mi aiutino a divenire un degno loro figlio. Nell’espressione sono deciso di legarmi al Signore c’è tutta la sua intenzione di vivere radicalmente la sequela di Dio, la consegna incondizionata a Cristo vissuto come unico motivo dell’esistenza. Così ha scritto al riguardo don Pascual Chávez, già Rettor Maggiore dei Salesiani, ricordando don Luigi: Da salesiano sacerdote ha vissuto con un impegno chiaro e convinto il dover configurarsi fedelmente a Cristo. È un giorno di gloria per tutta la Congregazione, che può offrire in Don Boscaini un’offerta gradita a Dio perché si tratta di un uomo di un pezzo, con una fede incrollabile, una carità senza limiti e una speranza che lo riempiva di gioia e di energia. Il Vangelo ci presenta una bella immagine: Simeone accoglie Gesù tra le braccia e benedice Dio. Questa scena tenera, densa di significato, unica nei Vangeli è un invito per tutti noi ad accogliere Gesù nella nostra vita, ad accoglierlo tra le nostre braccia. L’altro personaggio del Vangelo è Anna. Dal tempio non si allontanava mai, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. La vita consacrata salesiana è stata per don Luigi la via per servire Dio notte e giorno. Don Luigi, come don Bosco, ha vissuto la contemplazione dentro i travagli del suo tempo: parlando con il candore e il vigore di un vero maestro, non scendendo mai a compromessi, non distogliendo il cuore dalla speranza di un mondo migliore. Conosceva le notti e i giorni del mondo, ne coglieva i segni promettenti ma anche i tramonti incipienti grazie ad una intelligenza viva capace di cogliere e decifrare le problematiche attuali. Restavo ammirato dalla sua inquietudine intellettuale e spirituale - scrive Don Pascual Chávez -. Sempre aggiornato e desideroso di camminare col ritmo del mondo, della Chiesa e della Congregazione. Questo atteggiamento lo conservò ‘giovane’ e maturo allo stesso tempo, con mente aperta e lucida, con criteri di riferimento molto saldi, cercando di rispondere al meglio al volere del Padre su di lui. Luigi nasce il 12 marzo 1920. Così disse lui stesso: Sono nato a Palazzina, allora del Comune di San Giovanni Lupatoto, oggi sotto il Comune di Verona, da Beniamino di Gargagnago ed Elisa Padovani di Arcè, località di Pescantina. In famiglia è il decimo e ultimo figlio. I figli crescono formati alla vita cristiana dall’insegnamento della mamma e dall’esempio del padre: su dieci figli due sorelle diventeranno suore orsoline. Così don Luigi descrive la sua famiglia: La mia era una bella e buona famiglia, con radici fortemente cristiane e radicate nella fede, nel lavoro, nel risparmio e nell’onestà. Non eravamo né poveri né ricchi, avevamo il sufficiente e buona volontà di lavorare. Ci volevamo tutti bene.

Dopo le scuole elementari, Luigi nel 1931 viene iscritto all’Istituto Don Bosco di Verona e per la prima volta varca la soglia di una casa salesiana. Confiderà di avere un ricordo dolcissimo di quei cinque anni: il cortile in cui giocare, la scuola, la chiesa creavano un ambiente familiare in grado di mettere a proprio agio chiunque e di offrire un’occasione di crescita su tutti i fronti. Tutto formava buone abitudini. Al termine della quinta ginnasio, pur tra qualche dubbio, Luigi pensa alla vocazione salesiana. Così ha raccontato: Mi piaceva la vita del chierico: faceva la vita di noi ragazzi, a eccezione della scuola in cui era docente e non scolaro. Tuttavia, non potevo sapere se i miei superiori mi avrebbero visto bene come salesiano. Don Luigi ne parlò con l’amata madre Elisa. Pensa a quel che te fé, fu la risposta. E ci commuovemmo entrambi. In seguito presentò la domanda per il noviziato che visse a Este. Il suo cammino formativo lo porterà a conoscere e amare sempre più la vita consacrata salesiana e ad affrontare quegli studi che poi lo aiuteranno ad essere un attento interprete della realtà contemporanea. Conseguì la Licenza in filosofia presso il Pontificio Ateneo Salesiano e frequentò la teologia a Monteortone, ove fu anche ordinato sacerdote il 29 giugno del ’48. Il 4 luglio del 1948 ci fu il suo ingresso nella frazione di Sona, addobbato a festa per l’occasione. Il mio sacerdozio -disse don Luigi- era una speranza per tutta la mia famiglia e anche per la parrocchia di Lugagnano, presso cui da anni non maturavano vocazioni maschili. In seguito si laureò in Lettere Classiche e quindi ottenne l’abilitazione in filosofia e storia. Concluso il periodo della formazione salesiana e teologica, don Luigi è destinato come insegnante a Este e a Trento. Credeva nella scuola e per questo la sua dedizione era convinta. A Cison di Valmarino si fece apprezzare dai chierici per la chiarezza e metodicità nell’esposizione. Un confratello lo ricorda come uno dei migliori insegnanti di filosofia e storia avuti a Cison. Preparato, chiaro, si faceva ascoltare, offriva metodo. Stava volentieri anche tra noi chierici, ma talvolta lo si evitava perché ci faceva recitare troppi rosari! In seguito sarà direttore a Nave. Nel 1967 don Luigi accetta la nomina a ispettore dell’Ispettoria San Zeno di Verona. Si trova a guidare confratelli, opere in espansione e trasformazione, a confrontarsi con gli sviluppi a volte tumultuosi del post-concilio. Di quegli anni così scrive don Umberto Benini: Preposto alla guida dell’Ispettoria negli anni della rivolta sessantottesca, che ebbe riverberi pesanti anche in Congregazione per il netto rifiuto dei tradizionali modelli di vita e dei valori più radicati, gestì quel momento con discrezione, sofferenza e rispetto, in grado di valutare, senza pregiudizi e senza abbagli, le ripetute “ventate” di novità che di volta in volta si riproponevano. Da grande uomo di fede, ebbe anche l’umiltà di domandare scusa di errori e incomprensioni. Fu capace di guardare e giudicare la grande trasformazione dal carattere ambiguo, nella forma preziosa della ragione e della pietà. È stato un “veterano dell’ascolto”. In quegli anni partecipò attivamente al Capitolo Generale Speciale. Al riguardo don Lanfranco Fedrigotti, missionario salesiano in Cina, così ha scritto: Il contributo di Don Luigi Boscaini fu decisivo nel Capitolo Generale Speciale del 1971-1972 per mantenere i documenti capitolari e le nuove Costituzioni nel solco della genuina fedeltà salesiana a Don Bosco. Sono in comunità con il Card. Giuseppe Zen Ze Kiun. Mons. Zen spesso mi ha parlato del lavoro fatto insieme a Don Boscaini durante il Capitolo Speciale. Si sentirono in perfetta sintonia nel comune sforzo di assicurarsi che le nuove Costituzioni fossero redatte in piena fedeltà al carisma di Don Bosco. Si deve a don Boscaini il fatto che alla fine delle Costituzioni Salesiane vi sia il Testamento Spirituale di don Bosco e la Lettera da Roma del ’84. Così raccontò lui stesso: La richiesta di quella appendice era stata richiesta in aula, da me, già tre volte e fu sempre rimandata la votazione.

Finalmente alla quarta volta fu fatta la votazione. Era l’ultimo giorno del Capitolo, mancavano due ore alla fine. La votazione ebbe buon esito. Questo fatto dice tutta la sua ferma adesione a don Bosco e al carisma salesiano. Così scrive Don Pascual Chávez: La sua identità carismatica è stata frutto della sua identificazione con Don Bosco che amava come un figlio devoto e con il suo Progetto di Vita evangelico e apostolico. I suoi scritti, che ricevevo e che mi consegnava in mano, rendono visibile la sua conoscenza, l’approfondimento e l’assunzione personale del carisma, spirito e missione di Don Bosco. Alla conclusione del suo servizio come ispettore, così scrisse don Luigi nella lettera di commiato (Roma, 2 ottobre 1973): Per quello che non è stato fatto e doveva essere fatto, e per quello che è stato fatto male chiedo perdono a Dio e a voi tutti. Il resto lo offro al Signore per il bene dell’Ispettoria San Zeno con l’augurio che nel prossimo futuro si possa fare di più e meglio. Stette a Roma qualche anno e poi tornò in ispettoria lavorando in varie case. L’ultima è stata Verona Don Bosco. Svolse servizi pastorali e compiti vari finché le forze glielo permisero. Fu sempre presente in cortile ad assistere i ragazzi fino a tarda età. Lui stesso disse: L’educazione ai giovani avviene vivendo con loro, in mezzo alle loro fatiche, ai loro sogni e alle loro speranze. Un po’ come fratelli maggiori che comprendono, incoraggiano e aiutano. La vita spirituale era per lui un cardine, la spina dorsale della sua vita consacrata. Qualche anno fa sono andato a trovarlo a Negrar e, prossimo oramai ai 99 anni, stava leggendo un testo di mons. Caffarra. Mi disse: Leggo questo libro per coglierne l’impostazione metafisica! In tale occasione mi consegnò una frase lapidaria: Una messa vale tanto quanto la preparazione e il ringraziamento. Son parole che evidenziano la forza e disciplina che contraddistinguevano la sua vita interiore. Così scrive nel Testamento Spirituale del 1998: Pieno di fiducia nella misericordia del Signore e nella sua infinita bontà ho chiesto di poter vivere nella santità il dono del sacerdozio e di poter legare insieme la fatica di ogni giorno con la liturgia dell’altare: la Santa Messa. Fa eco a queste parole il messaggio dell’arcivescovo emerito di Camerino Mons. Francesco Brugnaro, suo allievo a Este. Salesiano autorevole, sacerdote appassionato di Gesù Cristo e generoso servitore della Chiesa, amò i giovani dedicandosi ad essi secondo il carisma di don Bosco. Fece della filosofia e della cultura strumenti per una seria formazione umana e critica dei giovani! Con la preghiera, con la Parola di Dio, con lo stile di accogliente cordialità e dedizione, amando la Congregazione salesiana, seppe governare e consigliare con quella carità evangelica che lo rese patriarca amabile e amato! Don Luigi ci teneva alla costruzione di una “comunità educante”, quale luogo di dialogo, di senso, di ricerca, di pratiche di accoglienza, ascolto, fraternità, capaci di generare stili e orientamenti per una vita buona, per un’umanità tesa verso un futuro amabile e avvincente. La comunità per lui doveva essere un laboratorio capace di intercettare i movimenti della storia e di rispondervi con la forza del Vangelo. Da questo -scrisse- nasce l’esigenza di una nuova pastorale salesiana. Quello che fa il contadino, quando spargeva la semina, dobbiamo farlo anche noi. Non cambia il seme, ma lavora il terreno perché vengano eliminati tutti gli elementi che impediscono la maturazione, la crescita ed il raccolto futuro. Don Luigi è andato in Cielo nel Triduo di Don Bosco e ora ha la grazia di festeggiare il suo amatissimo padre in Paradiso. Caro don Luigi, ora che contempli Dio faccia a faccia e godi della piena comunione con Lui assieme a Maria Ausiliatrice, intercedi per la Chiesa, per la Congregazione, per l’Ispettoria e per tutti i giovani. Aiutali a riconoscere la chiamata di Dio e a scoprire che vale la pena incamminarsi nella vita consacrata seguendo Cristo ad imitazione di don Bosco.

A cura di don Igino Biffi Ispettore INE