17/09/2024

don Umberto Fontana

OMELIA PER IL FUNERALE DON UMBERTO FONTANA

(SDBMestre, 17/09/2024)

 Quando nelle chiacchierate comunitarie degli ultimi dieci anni si parlava e a volte si scherzava con don Umberto riguardo al momento della sua morte e al funerale (a cui lui peraltro si dichiarava pronto già dagli anni 70), soleva dire: “Dopo la mia morte farete quello che vorrete”. 

È proprio così, caro Don Umberto: e quello che vogliamo fare è ringraziarti. Senza panegirici: non ti piacevano e poi diciamo che non ne hai bisogno perché già la tua autostima in vita è stata mediamente elevata. E soprattutto senza “lamentite” perché hai avuto una vita bella, piena, ricca, libera, colma di benedizioni e quindi è giusto che sia un funerale da vivere in una serena gioia, pur nel dolore del distacco e del sapere che non sei più qui sulla terra. Ognuno di noi qui presente (e tanti che oggi non sono potuti venire) ha incontrato Umberto (o Piero) in momenti, in tempi, in modi e per motivi anche i più diversi e la sua figura ben stagliata e allo stesso tempo ricca e poliedrica ha creato relazioni diverse, di cui certamente non è questo il momento di renderne conto.

Questo è il momento di custodire il tuo ricordo nel nostro cuore, da chi è decenni che ti conosce e da chi invece ti ha conosciuto più recentemente. Don Umberto ci ricorda l’importanza di coltivare ciò che non passa, di ciò che nella vita rimane. Questo è il motivo più importante della celebrazione di questa Eucarestia: è una celebrazione che unisce il cielo alla terra in un’unica storia. È la celebrazione nella quale preghiamo per i nostri cari defunti e loro pregano per noi: preghiamo per Umberto e lui prega per noi. È la celebrazione che prepara il nostro cuore, la nostra mente, per ricevere anche quella eredità che ogni vita, e certamente la vita di Don Umberto, ha lasciato come tesoro prezioso. Per questo, a partire dalla sua vita e dalle tante testimonianze ricevute in questi anni, fino a questi ultimi giorni, offro senza pretese di esaustività alcuni tratti di Umberto, letti alla luce della Parola di Dio, da lui tanto amata e studiata negli anni di teologia in Germania. 

Li condividiamo perché è importante che parlino alla nostra vita. 

“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.” 

Dal suo bestseller si può dire che la “Relazione non è solo il segreto di ogni educazione ma è stato il segreto della vita. Il segreto della sua vita che poi tanto segreto non era perché è ciò che tutti abbiamo sperimentato. Un tratto di Umberto scolpito nella roccia della sua vita è che è stato un uomo che ha amato.

E la sua vita pone anche a noi la domanda delle domande: cosa conta nella vita, cosa rimane in eterno, cosa non passa? Ciò che non passa è l’Amore: la qualità e la profondità dell’amore:

  • attento alle piccole cose ma anche che accompagna nel tempo “Come stai? Riposati perché sei prezioso; stai tranquillo perché il mondo lo hai trovato già fatto”
  • che si ricorda della storia degli altri con una memoria proverbiale segno di un ascolto attento, oltre che di un dono di natura tanto prezioso per uno psicoterapeuta
  • che non si spaventa o scandalizza davanti ai fallimenti, ai drammi, le ferite, ai traumi e agli scandali. Ci si sentiva liberi di poter dire quello che si aveva dentro
  • un amore che si fa accompagnamento educativo passo dopo passo con pazienza, in profondità, senza cercare scorciatoie e lascando liberi!

“La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini”

Umberto è stato un uomo libero: una libertà che si faceva anche prendere in giro e che si faceva unione degli opposti: un passare disinvolto da Jung e San Giovanni della Croce ad un “Bau bau” o ad un canto d’altri tempi. Certo, segno di una personalità “particolare” ma anche di una libertà che punta alle cose essenziali.

Cosa importa? amare importa. Perché tre sono le cose che rimangono: la fede la speranza e la carità ma di tutte la più importante è la carità. 

La carità che non copre le caratteristiche personali, insieme ai suoi limiti e i difetti. 

Carità che invita però ad accoglierli e guardarli con misericordia. “In conclusione fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro amabile, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri” Pensando alla sua vita questa frase di san Paolo si è subito impressa in me: Umberto ha avuto un’apertura e una curiosità verso tutto ciò che di buono, di vero e di bello c’è nella vita. Dai libri, alla musica, alla psicologia, alla filosofia, all’arte, al tedesco, al canto, al voler conoscere le nuove tecnologie e le neuroscienze. Una volta sono entrato in camera sua e ho visto che c’era un libro di filatelia… “Bellissimo”, mi ha detto; “ma ti sembra…ma cosa leggi?” I libri…quanti ne ha scritti, letti e quanti ne ha donati: a tanti giovani studenti e professionisti che ha seguito e accompagnato di generazione in generazione e nella crescita e nella pratica professionale.

I suoi libri sono segno della sua intelligenza viva: non come colui che salta irrequieto di fiore in fiore rimanendo in superficie ma di una persona che ha dato ordine alla propria esistenza dedicando tempo per tutto.

“Rallegratevi nel Signore, sempre, ve lo ripeto ancora, rallegratevi. Il Signore è vicino.” Dietro e dentro una personalità e una vita così ricca e anche visibile e piena di relazioni…era nascosta e ne era il motore una fede allo stesso tempo semplice e profonda, fatta di preghiera giornaliera (nel suo studio a Verona lo trovavo spesso seduto in poltrona con la musica di sottofondo e il breviario), di letture spirituali e, in particolare negli ultimi anni qui a Mestre del suo Rosario. Con la morte non si scherza: e quando si avvicina non si mente…è la prova delle prove. E la serenità con cui parlava della morte e l’ha affrontata è testimonianza di fede: “don Umberto ma non hai paura della morte?” - gli chiedevo - “Noi crediamo che c’è il paradiso. La fede è questa.”, mi rispondeva. “Preferisco credere in Cristo piuttosto che a Freud.”

E chi di noi lo ha incontrato in questi ultimi anni, fino agli ultimi giorni, fino all’ultimo giorno ha potuto pregare con lui, accompagnarlo nella serenità e nella sopportazione del dolore degli ultimi giorni.

La vita eterna esiste: non è una favola per bambini, è una verità per adulti. E Umberto lo ha testimoniato. La vita è un dono prezioso e la sua è stata certamente ricca: dall’infanzia con la famiglia a cui tanto voleva bene e in cui tanto è stato voluto bene (i suoi amati nipoti); alla gioventù spensierata e divertente con i confratelli salesiani che spiazzava e divertiva con le sue amene trovate (divertiva un po’ meno i superiori); all’età adulta dell’impegno del lavoro serio e professionale per il benessere delle persone, delle coppie, dei giovani, delle famiglie, della scuola, della vita religiosa; a quella anziana vissuta con saggezza e tranquillità anche nel fare un passo indietro e vivere la sofferenza. Tutto e molto di più è stata la vita di don Umberto.

In questi giorni è stato edificante vedere tutto l’amore che a lui tornava… tante benedizioni che ha dato e ricevuto: “Ci benedica Dio fonte dell’amore” abbiamo pregato nel Salmo. E per noi qui a Mestre, per me, per i confratelli, i parenti, per i colleghi, gli amici vecchi e nuovi, per le persone che lavorano qui nel Campus è stato un piacere e anche un onore incontrarlo e accompagnarlo. Diamo allora il nostro saluto e la nostra preghiera ad Umberto e adesso abbiamo un amico in cielo che può aiutarci ancora di più… è insieme a tante colonne della nostra Ispettoria! “Caro don Umberto - ha scritto un nostro confratello - siamo riconoscenti al Signore per il dono che sei stato per tutti noi e per ciascuno. Riposa nel Signore e vedi di non far arrabbiare don Walter. E soprattutto non sognarti di andare in giro ad applicare il Wartegg, che lassù non serve”.

Ciao don Umberto, e come ci ha promesso Don Bosco, ci vedremo tutti in Paradiso.

 

Con affetto,

don Nicola Giacopini

(direttore IUSVE)