Domenica 13 maggio 2018, si è svolta la quarta e ultima giornata dell’incontro dei DICS Europa Mediterranea, presso l’Ispettoria Salesiana “San Marco” INE e lo IUSVE – Istituto Universitario Salesiano di Venezia.
Dopo la terza giornata e la visita di Venezia, la quarta giornata è iniziata parlando di storie con il professore dello IUSVE, Matteo Adamoli, che ha proposto un approfondimento per l’educazione e la formazione della persona attraverso la creazione di contenuti nella rete, seguendo la tecnica dello Storytelling. Con l’aiuto del volume presentato durante la prima giornata, “I salesiani e la rete”, il docente IUSVE ha generato conoscenza sulla base di questa proposta formativa. La creazione di contenuti nella rete parte dalla necessità di raccontare una storia, in questo caso, la storia delle opere delle Ispettorie e della loro proposta pastorale. Lo storytelling è una modalità di racconto dell’immagine e dell’opera della propria realtà: un nuovo modo di comunicare la propria missione nella rete.
Se nella comunicazione classica, come metodo, siamo abituati a seguire la regola del “cosa?”, “come?” e “perché?” nelle logiche dello storytelling e della leadership, è la motivazione a creare emozione, relazione e a differenziare la storia proposta; definendone così il positioning rispetto ai competitors. Queste nozioni applicate alle attività comunicative legate alla comunicazione pastorale, rappresentano il primo approccio consapevole alla comunicazione sociale e alla relazione con gli utenti, o meglio, con le persone nella rete e oltre la rete. Ma come fare realmente a creare contenuti narrativi adatti? Attraverso l’uso consapevole dello strumento dello storytelling.
Lo storytelling diviene così la modalità preferita dai giovani e dalle persone poiché attraverso questa tecnica raccontiamo storie. Le persone sono da sempre appassionate di storie: tutti noi viviamo dentro le storie e ne siamo immersi quotidianamente. Non perdono mai il loro fascino. Fanno parte di noi: sogniamo storie, vediamo storie, leggiamo storie, raccontiamo storie attraverso la musica, i giochi, la pubblicità. Anche la religione è una storia alla quale noi affidiamo speranza e valori. La stessa storia di don Bosco, che tiene uniti i cuori dei giovani e la vocazione dei presenti in sala, parte dal racconto delle gesta del santo che per i giovani era un punto di riferimento, un padre, un maestro e un amico. La storia rappresenta una realtà immersiva che diventa una condizione di normalità. La prima funzione delle storie è, infatti, quella di nutrire l’immaginazione delle persone, ma le storie hanno anche altre funzioni, soprattutto in riferimento all’educazione e alla formazione salesiana, tra queste, molto importante è la trasmissione di valori. Valori che nella rete vengono condivisi, creando community unite e largamente partecipare. Le storie detengono un grande potere morale poiché sono in grado di risaldare i comportamenti morali, i quali vengono tramandati e sopravvivono grazie alla trasmissione di narrazioni, scritte, orali, digitali che aiutano a dare delle linee guida. Sono il collante della vita sociale umana e diventano così determinanti quando si parla di pastorale comunicativa. La storia è la più antica tecnologia virtuale che l’umanità ha creato per sopravvivere. È un grande e potente dispositivo evolutivo. Un metodo per insegnare restando nella dimensione ludica dell’esperienza. La realtà virtuale si applica alle nuove tecnologie ma in realtà è sempre esistita da anni. È parte della vita dell’uomo e anzi ha contribuito a crearla. Attraverso le storie facciamo pratica della vita. Oggi il più seguito e attuale esempio di questo fenomeno sono le serie televisive. Attraverso questi racconti la persona fa esperienza anche di comportamenti e atteggiamenti lontani dalla vita reale ma che coinvolgono e fanno vivere una dimensione ulteriore. Come don Bosco raccontava le storie ai ragazzi e li incantava con i suoi sogni, impartendo valori ed educazione, anche oggi, nel tempo dei più moderni ed evoluti social media, i delegati raccontano le loro opere attraverso i social network e la loro storia diventa possibilità e realtà. In questo modo il compito è di creare delle storie virtuali frutto dell’esperienza reale e che trasmettano valori morali coerenti con la missione. A livello emotivo, creare una forma di gioco cognitivo suggerendo esperienze con il potenziale concreto di diventare attività e percorsi reali. La scienza supporta questi studi, attraverso la presentazione dei neuroni specchio. La pedagogia racconta il processo, sostenuto anche dalla psicologia e in particolar modo dalla comunicazione. Antropologia e sociologia concorrono a studiarne il feedback.
Il mercato di oggi si basa su questo paradigma, l’importanza però per le varie ispettorie è la trasmissione dei valori salesiani attraverso la creazione di storie e di esperienze possibili. La narrazione della storia educativa e pastorale salesiana diventa una nuova strategia nelweb per portare l’evangelizzazione nel mondo della rete. Tutto ciò si traduce oggi nella prima pratica sociale e culturale, per rinnovare e stabilizzare la vita sociale. Questo per ricostruire i valori e soprattutto i significati della vita. L’oratorio salesiano è il luogo in cui continuamente si negoziano significati con i ragazzi. È un luogo di condivisione di attività e l’incrocio di emozioni. È inoltre, un dispositivo sociale che permette la relazione di storie, grazie soprattutto al rinforzo generato dalla relazione interpersonale. Oggi questa dimensione dev’essere correttamente riproposta anche nella rete, per poter sopravvivere agli usi e costumi di una società in continua evoluzione.
La conoscenza degli strumenti unita alla creazione di contenuti genera e rinnova il sostegno della promessa proposta. La parte orale, scritta e visuale, insieme in un messaggio, propongono una storia a piccoli passi, la quale dev’essere coerente e dimostrativa del ruolo educativo della parte coinvolta. La differenza di ruoli, in un dialogo alla pari, ha il dovere di narrare una storia vera. Il tutto aiutato dal supporto di alcuni attributi comunicativi che il docente ha ampiamente spiegato durante l’approfondimento. Tra questi, meritano menzione gli archetipi comunicativi che cercano nella rete di dialogare in modo emotivo e coinvolgente. Gli stessi archetipi che don Bosco ha narrato nei suoi sogni, consentono oggi di essere decodificabili a qualsiasi livello, identificando e definendo il pubblico. A chiusura dell’incontro sono state proposte tipologie di trame differenti in base agli obiettivi e caratteristiche diverse di tipologie narrative.
La giornata è poi terminata con il pranzo insieme, lo scambio d’impressioni e i saluti, con la promessa di rinnovare l’incontro e la formazione.
Redazione - Francesca Bonotto