Carissimi confratelli, in uno degli ultimi viaggi in macchina ho ascoltato una conferenza di don Fabio Rosini. Mi aveva incuriosito il titolo: Se vuoi essere felice devi tagliare1. Normalmente pensiamo il contrario e cerchiamo di non perdere nulla di quanto la vita ci offre, mentre il discernimento, afferma don Rosini, è proprio la capacità di tagliare, di discernere, di discriminare, di buttare via una parte. Il cuore saggio è un cuore selettivo che butta via una parte. La spada ha cesellato la vita interiore di Maria (cf. Lc 2,35) e allo stesso modo ha lavorato nella vita dei santi. Quella spada riguarda anche noi. I tagli vanno messi in conto non come un obolo da pagare alla vita, ma come una occasione per orientare l’esistenza e darle una forma. Una statua di legno intagliata ha una sua sagoma proprio perché lo scultore ha sfidato il legno prima a colpi d’accetta e poi con lo scalpello.
Dinanzi a questo assioma della vita, le nostre paure fanno da freno. Sono varie: paura di lasciare, paura di ricominciare, paura di non farcela, paura di non fare abbastanza, paura di essere ingannati, paura del giudizio, paura della novità, paura di una proposta, paura di rinunciare, paura di morire. Dinanzi a tutto questo, afferma don Rosini, una parte di noi ci dice di occuparci delle cose che ci convengono, di stare comodi, mentre un’altra parte, attraverso lo Spirito Santo, ci dice “Fidati, apriti, non tornare indietro, disobbedisci alle tue paure, vai”. E qui il cuore inizia il suo travaglio.
Ogni tanto dovremmo chiedercelo: quali sono le mie paure? Molte volte le mimetizziamo con un’ostentata sicurezza che più che essere forza è fragilità. Pensiamo di essere temprati ma in realtà non siamo altro che induriti nel cuore, nella volontà, nella capacità di osare e di abbandonarci al nuovo. Scrisse Etty Hillesum: c’è differenza fra «temprato» e «indurito». Spesso non se ne tiene conto, oggi. Credo di diventare ogni giorno più temprata, […] ma indurita non lo sarò mai. […] «Temprato»: distinguerlo da «indurito»2. Chi è temprato osa, chi è indurito esita. Chi è temprato parte, chi è indurito indugia. Chi è temprato spera, chi è indurito spara. Ci sono paure che temprano e paure che induriscono. E ci sono paure che, una volta assecondate, generano tristezza perché spengono la vita e piallano il desiderio di osare. Il segreto è andare nel cuore delle nostre paure. Finché Dio non lo incontri nelle tue paure, tu non lo incontri. Gesù prende dei pescatori e li porta nel lago in tempesta. E sembra dire: “Qui mi devi conoscere” (don Fabio Rosini). È in mezzo alla tempesta che Gesù dice: Coraggio, sono io, non abbiate paura! (Mt 14,27). Le nostre paure possono diventare il luogo della consegna a Dio, il grembo in cui nascere e rinascere nella resa a Lui. Nei problemi quello che conta non è risolverli ma diventare di Dio, incontrarlo, diventare suoi, fidarsi. Nelle paure quello che conta è chiederci come possono trasformarsi nel luogo in cui fare esperienza di Dio. Non lasciamo che siano le ansie a dettare i discernimenti e, affidandoci, lasciamo che Dio converta le nostre paure in sogni, in salti nel buio certi che abbiamo a che fare con un Dio affidabile. Bisogna amare per abbandonarsi, ma è anche necessario abbandonarsi per poter amare. Se non ci si abbandona a Lui, se non si ha fiducia in Lui come Padre, se tu coltivi dei desideri su di te, tu impedisci a Lui di realizzare il Suo desiderio su di te.3
Nella Solennità di Pentecoste il Papa si è soffermato sulle paure.4 Nel Regina Caeli ha detto: Con il dono dello Spirito, Gesù desidera liberare i discepoli dalla paura, questa paura che li tiene rinchiusi in casa, e li libera perché siano capaci di uscire e diventino testimoni e annunciatori del Vangelo. Lo Spirito libera dalla paura. I discepoli avevano chiuso le porte per timore (Gv 20,19), avevano paura e per questo si erano chiusi dentro. Non solo in quella stanza, ma dentro, nel cuore. Vorrei sottolineare questo: chiusi dentro. Quante volte anche noi ci chiudiamo dentro noi stessi? Il Papa ci invita a non cedere a questa tentazione, a non incaponirci sulle paure, ma ad aprirci all’inedito. Questo “chiuderci dentro” accade quando, nelle situazioni più difficili, permettiamo alla paura di prendere il sopravvento e di fare la “voce grossa” dentro di noi. Quando entra la paura, noi ci chiudiamo. [...] Dove c’è paura, c’è chiusura. E non va bene. Il Vangelo però ci offre il rimedio del Risorto: lo Spirito Santo. Lui libera dalle prigioni della paura.
Scrivo su questo tema perché ogni giorno anch’io devo fare i conti con le mie paure e perché, in questo tempo di obbedienze, c’è il rischio che in qualcuno prevalga l’obbedienza alle proprie paure piuttosto che alle possibilità che la vasta missione ci dona. È una bella sfida vincere ciò che ci inchioda a giudizi, rancori, ferite, paure, errori propri o altrui, a tutto ciò che mortifica la possibilità di ricominciare in modo diverso. Frena anche la paura dell’amore. Emerge ogni volta in cui il rischio, come cifra dell’amore, ci mette alla prova e ci chiede una fiducia fino ad ora mai richiesta. La paura dell’amore è la paura della morte perché amare è voce del verbo morire. La morte è misteriosamente feconda e deve trovare posto nei piani pastorali che altrimenti si riducono a strumenti di ingegneria pastorale frutto del calcolo umano e non della logica evangelica.
Un’ultima cosa. Il 16 giugno a Porto Viro abbiamo salutato la mamma del nostro carissimo Simone Meggiato, attualmente tirocinante a Verona don Bosco. Negli ultimi giorni di malattia di mamma Sabrina, Simone mi ha detto: Sento la forza di una Congregazione che mi sostiene. Bello! La mamma, salita in Cielo a soli 57 anni, è stata una figura di donna credente molto bella. Così ha scritto nel suo Diario Spirituale, dopo aver ricevuto i risultati di un esame che rilevava un innalzamento dei marcatori tumorali: Vivo una sorta di inquietudine ma anche speranza. Ho capito che l’inquietudine non è del tutto negativa, anzi dice del desiderio che ho di un di più (15 giugno 2019). La vittoria sulle paure che ci paralizzano ci dona la possibilità di sperimentare un di più, pur dentro le inquietudini della vita. La paura per la malattia, mamma Sabrina l’ha vissuta, ad un certo punto, come una occasione per dare testimonianza di Lui. Così, infatti, ha scritto nel suo Diario Spirituale: Situazione fisica in peggioramento. Io però serena. Un collega mi dice che ho dalla mia la fede che mi rende coraggiosa. Può essere così, e se questa malattia mi permette di dare testimonianza di Lui, ben venga. Era il giorno di Pasqua (9 aprile 2023) e dopo cinque giorni verrà ricoverata per non uscire più dall’ospedale. In lei le paure sono state gradualmente trasfigurate nel desiderio di dare testimonianza a Dio. Possa accadere anche a noi di abdicare alle nostre paure.
don Igino Biffi
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1 Vedi www.youtube.com/watch?v=OLZMb6HNWTc
2 Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi Edizioni 2006, p.191-192 (28 luglio 1942).
3 Pier Giordano Cabra, Con tutta l’anima. Meditazione sull’obbedienza, Queriniana 1984, p.19.
4 Papa Francesco, Regina Caeli, 28 maggio 2023.