Omelia funebre per Bepi Arvotti
Due premesse:
1. la prima è che oggi è una giornata tersissima, senza neanche una nuvola e allora Bepi ha vinto di nuovo e non paga a nessuno un gelato;
2. la seconda è che in questa omelia useremo il plurale, non come esercizio retorico – non si addice proprio ad Arvotti – ma perché nel contenuto, nella forma e nella stesura è il frutto di più persone: giovani e grandi, donne e uomini, preti suore e laici.
Davanti al letto che ti ha ospitato nei tuoi ultimi giorni stava l’immagine di San Domenico Savio e non poteva che essere così, perché fino all’ultimo respiro hai cercato di vivere, e hai invitato tutti noi a vivere “alla grande come Domenico Savio”.
Così ci è parso ovvio scegliere come Vangelo per oggi, quello della messa a lui dedicata. Nell’espressione stupita di Gesù troviamo la parola del Vangelo che hai incarnato nella tua vita: “Ti ringrazio o Padre, perché hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli”.
Ecco qua il tuo vangelo. Alla scuola di Don Bosco hai accolto tutti i piccoli che sono passati per l’oratorio e il cfp, dando un pallone o una maglietta, mostrando come si usa la lima o il calibro, strappando un biglietto del cinema o offrendo, di nascosto, un bicchierone di pop corn, giocando a ping pon, racchettoni, carte, scacchi, forza 4, cantando, camminando in montagna, o porgendo il ciuccio. E in questo costante e continuo esercizio di carità, sei diventato tu stesso un piccolo del Regno dei Cieli, così piccolo da spiazzarci sempre con la tua candida innocenza. Ogni uno dei presenti si è sentito accolto e riaccolto, sempre voluto bene da quella tua traboccante allegrezza e umus che non ti ha abbandonato nemmeno nel letto di morte.
E per chi di noi ha avuto la fortuna di starti vicino mentre tu stavi vicino a Gesù, ha capito che il tutto che sei, è certamente frutto di un animo e carattere gentile, ma molto di più dono di Dio che in te ha trovato un cuore docile e obbediente.
Ora che la tua corsa tra noi è finita, ora che hai aperto i tuoi occhi alla Vera Realtà, ora, con il canto della sera che mille volte abbiamo cantato assieme a te, ci rivolgiamo a Gesù per ringraziare di te.
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Caro Gesù,
“Al cader della giornata noi leviamo i cuori a te”. Potremmo non elevare il nostro animo verso il cielo al cadere della giornata terrena del nostro Bepi? Ti ringraziamo Signore, con affetto e gratitudine, per averci donato lui che è stato per noi come una giornata di sole e di festa, tutta ben spesa per te. Siamo fortunati Gesù! Quest’uomo è stato così trasparente che ci ha mostrato il Tuo volto nel bosco e nel ruscello, nel monte (un po' meno nel mar), ma soprattutto nel “cuore del fratello”.
Il “cuore del fratello”. Quanto ha amato il cuore del fratello, del più grande e del più piccolo, del più debole e del più capace, di quelli da sempre conosciuti come dell’ultimo arrivato. Tutti hanno avuto un posto privilegiato nel suo tempo, nel suo sorriso e nel suo affetto sincero, come Don Bosco in ognuno di loro Ti ha cercato e servito.
È proprio vero Signore “i tuoi cieli sembra prati, le tue stelle meravigliosi fiori”, ma noi abbiamo anche scoperto che ogni parto, ogni montagna, ogni valle profuma di cielo quando un uomo, con cuore di bimbo, prende per mano un ragazzino e gli insegna a camminare e a desiderare, fosse anche solo per un attimo, una vita alla grande come Domenico Savio.
Gesù Misericordioso tu che consoci i segreti dei nostri cuori, hai posto lui nei nostri sentieri come “un bivacco dei beati che nelle alte vette si stringono a te”. Bepi sempre in cortile, accoglieva e sorrideva e noi sapevamo che lui era lì per ciascuno di noi. Un semplice sguardo e ti sentivi amato e importante. E il suo stare semplice e fedele, davanti al tabernacolo e in mezzo al cortile, è stato il modo migliore per portarci a Te anche quando da adulti non avevamo Te nel cuore.
“Quante stelle Signore, quante stelle”, e Tu le conosci tutte per nome. Ardevamo anche noi come le stelle quando sentivamo la sua voce squillante e fanciullesca, pronunciare il nostro nome. Felici di essere riconosciuti. Non è stato forse questo il suo desiderio più grande? Far brillare tutti i ragazzi come le stelle del cielo per veder ciascuno di noi felice nel tempo e nell’eternità?
“Non ambisco la più bella basta sia vicino a te”. Umile e gioioso, alla scuola del Vangelo non ha mai ambito a posti d’onore o ruoli di responsabilità, a lui bastava stare accanto alla gente, vicino a Te e a Maria la madre tua, la stella del mattino. AMEN
Caro Bepi,
come i primi ragazzi dell’oratorio di Valdocco, timidamente, un po’ di nascosto, tutti siamo arrivati alle porte della tua ultima cameretta, ti abbiamo donato un bacio, una carezza, e abbiamo sussurrato al Signore la nostra preghiera: “Che bella cosa io vedo mai!”. E ora, da questo tuo cortile tutti semplicemente ti diciamo ciao.